P. Massimiliano Kolbe, Parola d’ordine della sua vita, Amore : “Solo l’amore crea!”
Ci sarebbe davvero molto da dire, sull’intensa ed appassionata esistenza di padre Kolbe. Eppure il culmine del suo viaggio terreno si verificò indubbiamente là, nel campo di concentramento di Auschwitz dove, a partire dal maggio del 1941, si trovava dopo essere stato arrestato per la seconda volta dai nazisti (era stato rimesso in libertà nel dicembre del ’39, dopo un primo arresto seguito da due mesi di prigionia). Un luogo infernale dunque, che avrebbe azzerato l’ottimismo di chiunque ma che, incredibilmente, non spense la speranza del frate il quale trovò pure, laggiù, la forza di scrivere, ricordando alla madre che «Dio c’è in ogni luogo e con grande amore pensa a tutto e a tutti». Già questo dovrebbe bastare a comprendere la notevole statura del francescano. L’apice della sua grandezza, però, doveva ancora emergere.
San Massimiliano Kolbe, muore nel campo di concentramento ad Auschwitz, prendendo il posto di un padre di famiglia. Era il 14 agosto 1941. Le sue ceneri si mescoleranno insieme a quelle di tanti altri condannati, nel forno crematorio. Così finiva la vita terrena di una delle più belle figure del francescanesimo della Chiesa polacca.
Il 14 agosto Bock, addetto all’infermeria, applica ai prigionieri iniezioni endovenose di acido fenico per chiudere la questione.
Con l’ago infilato nella vena del braccio sinistro si poteva osservare il gonfiore che correva vorticoso dall’arto al petto, ingrossandosi sempre di più all’altezza del cuore. In soli dieci secondi.
Bruno Borgowiec narra gli ultimi istanti: «Vidi padre Kolbe, in preghiera, porgere lui stesso il braccio al suo assassino. Non potevo sopportarlo. Con la scusa che avevo del lavoro da fare, me ne andai. Ma non appena gli uomini delle SS e il boia se ne furono usciti, tornai. Padre Kolbe era seduto, eretto, appoggiato al muro. La testa era piegata leggermente da una parte. I suoi occhi erano aperti. Il suo volto era puro e sereno, raggiante».
Il 15 agosto 1941 festa dell’Assunzione, il corpo di padre Kolbe fu bruciato nel forno crematorio e le sue ceneri furono sparse nel vento.
Una volta, profeticamente, San Massimiliano Kolbe aveva detto:
“Vorrei essere come polvere per viaggiare con il vento e raggiungere ogni parte del mondo e predicare la Buona Novella.”
Con il suo martirio, disse Giovanni Paolo II, egli ha riportato «la vittoria mediante l’amore e la fede, in un luogo costruito per la negazione della fede in Dio e nell’uomo».