Abitare le distanze in fraternità… nel dialogo e nell’accoglienza

Abitare le distanze in fraternità… nel dialogo e nell’accoglienza” questo il tema del Capitolo Fraterno regionale che abbiamo vissuto domenica 2 giugno a Montesarchio (BN).
E’ la stessa Parola di Dio che ha introdotto la giornata quando, con il vangelo di Luca dell’Ascensione, che segna la fine del momento della presenza fisica di Dio sulla terra, veniamo interrogati, scossi ed invitati ad andare oltre, a crescere, a credere, cercando il volto di Dio là dove ha deciso, per sempre, di abitare: in mezzo ai fratelli più poveri.
Ma se davvero nei progetti di Dio ci fosse ognuno di noi?
Dio certamente accompagna il nostro cammino, ma affida il messaggio del vangelo soltanto a noi… è il tempo di rimboccarci le maniche, dobbiamo diventare noi il volto di Gesù per le persone che incontriamo sulla nostra strada…
Della mia vocazione Dio ha voluto che ne facessi la mia professione” sono queste le parole con cui ha esordito Luciana Forlino, responsabile nazionale dell’ufficio Immigrazione di Caritas Italiana, relatrice del Capitolo, la quale senza nessun giro di parole ha richiamato immediatamente la nostra attenzione a ciò che oggi accade intorno a noi e al delicatissimo tema dell’immigrazione.
Non è possibile testimoniare ciò che si fa, se non conosciamo ciò che succede intorno a noi” questa la prima provocazione, e tante le domande che, in tono diretto, ci sono state proposte: “Quanto realmente sappiamo sul tema dell’immigrazione? Ci informiamo direttamente? O accettiamo semplicemente ciò che i media ci vogliono trasmettere?
Quattro parole dovremmo avere bene in mente pensando all’immigrazione:
Accoglienza, Protezione, Promozione, Integrazione; occorre non dimenticare mai che ogni uomo e ogni donna che arriva nei nostri paesi è una “vita” che cerca un’opportunità di miglioramento della “propria vita”… una vita pietosa spesso vissuta ai limiti della dignità umana…
Cosa siamo chiamati a fare oggi come uomini e come cristiani?
Siamo chiamati ad incontrare l’altro, ad accoglierlo, riscoprendo soprattutto la bellezza dell’incontro, della conoscenza, della condivisione, dello stare insieme…
Dobbiamo seriamente pensare che è giunto per ognuno il momento di restituire tutto il bene che “noi” abbiamo ricevuto e che “l’altro” non ha avuto, senza farci
prendere dalla paura dell’accoglienza e di dire “accogliamo”.
Ma in che modo? Seguendo semplicemente la legge della quotidianità, perché è quella che noi viviamo, piccole scelte, basta vivere quelle piccole relazioni
quotidiane che ormai non esistono più perché la paura ha preso il sopravvento.
La Tavola Rotonda che è seguita, subito dopo la relazione, ha dato la possibilità di condividere il percorso delle nostre fraternità durante l’anno fraterno.
I ministri, che hanno portato la loro esperienza, ci hanno offerto, in semplicità, il loro percorso, che poi ha evidenziato come ogni fraternità vive sicuramente la sua realtà, ma attraverso difficoltà comuni, nella bellezza delle singole diversità…
Abitare le distanze nelle fraternità è tante cose… è innanzitutto un cammino fatto sull’esempio di Gesù, un cammino che richiede coraggio, forza, sempre pronto ad affrontare le fatiche, ma aperto ad incontrare l’altro per amarlo…
Abitare le distanze in fraternità significare sognare, vivendo relazioni vere e aperte alle esperienze esterne.
Abitare le distanze in fraternità significa vivere e superare i momenti di crisi, di difficoltà che aiutano a riscoprirsi “fraternità”.
Mettendo le mani nelle nostre ferite abbiamo trovato la forza di rimetterci in gioco”… per riscoprire il nostro senso di appartenenza e di testimonianza nel mondo, senza lasciarsi scoraggiare dai momenti di crisi, che rappresentano sempre delle opportunità.
Abitare le distanze in fraternità significa “stare accanto”, accompagnare ed “accompagnarsi” nelle fraternità e nel servizio.
La giornata si è poi avviata verso la conclusione attraverso gli approfondimenti nei laboratori che hanno provocato i partecipanti ad interrogarsi sull’impegno
del laico francescano nella società di oggi.
In conclusione, è ora il tempo di costruire relazioni e rapporti, a partire dal sogno di Dio, la Chiesa: comunità di fratelli e sorelle radunati nella tenerezza e nella franchezza nel Vangelo.
“Smettiamola di guardare tra le nuvole” dobbiamo riconoscere la gloria di Dio “disseminata nella quotidianità di ciò che siamo e viviamo”.
Siamo invitati a raccontarla, a renderla credibile ed accessibile, non fuggiamo il nostro “oggi” perché è lì che Gesù sceglie di abitare.
Il percorso del dialogo e dell’accoglienza non è facile, è faticoso “accogliere”, ma la nostra vita di fede deve consolidare il nostro desiderio di un mondo più solidale.
Dobbiamo essere “capaci di far vibrare il Vangelo nella vita, capaci di dire la fede in modo nuovo”.

Isabella Parrella
fraternità OFS di Montoro

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