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La fraternità è un luogo di accoglienza, di condivisione, una “palestra di vita”, un luogo dove è “più facile” imparare a farsi prossimo per l’altro. O almeno questo dovrebbe essere l’ideale a cui tendere. In quest’ottica e nella volontà che sia proprio quell’ideale a farsi più prossimo a noi, che il giorno, 11 gennaio 2020, l’Ofs di Avellino-Roseto ha vissuto un momento di fraternità, aperto alla comunità avellinese, per riflettere tutti insieme sul tema della Migrazione.
Non c’era affatto bisogno di un convegno o di un incontro per parlare di quanto ogni minuto della nostra giornata sentiamo dire o mal dire dalla televisione, dai post sui social, dalle signore al supermercato o mentre si è in fila alla posta. È tutto sotto gli occhi di tutti. Meglio di quanto si possa raccontare. Ma in fondo, per molti di noi, è più comodo credere o fermarsi a quei racconti che aprire gli occhi.
Gli immigrati, quella strana gente che si trasferisce “a casa nostra” per il solo gusto di vivere in occidente, dove tutti sono ricchi, dove non c’è povertà, dove tutti possono vivere in case belle e calde e dove chiunque può scegliere il lavoro che preferisce e nutrirsi con dell’ottimo cibo. Per non parlare poi della libertà di espressione, di religione, di circolazione.
Bene, probabilmente qualcuno di noi, seduto nella sala intitolata al nostro caro Padre Innocenzo Massaro, ieri pensava proprio cose del genere. D’altronde è quello che in qualche modo pensa tanta gente nel nostro Paese! Ebbene, ieri ci siamo per un attimo fermati per sentire il racconto, l’esperienza della Caritas che a livello nazionale e diocesano opera silenziosamente ed efficacemente per permettere a uomini, donne, bambini, a ragazzi desiderosi di studiare e che sognano di fare la differenza in questo mondo, di avere una possibilità di futuro.
Ieri Lucia Forlino, project manager di “Corridoi Umanitari” e “Progetto Apri” per Caritas Italiana, ma molto più semplicemente una giovane e bella donna animata dalla sola certezza che è giusto dedicare la propria vita per il prossimo, ha illustrato i diversi progetti che Caritas Italiana ha attivato per favorire l’accesso legale di migranti economici e politici. Video, immagini e spunti di riflessione ci hanno travolto e scosso le coscienze. Difficile rimanerne indifferenti.
UN RIFUGIATO A CASA MIA, PROGETTO APRI, CORRIDOI UMANITARI, sono i nomi delle iniziative attualmente in corso e già solo i loro nomi ci rimandano immediatamente al mandato che un cristiano dovrebbe sentire proprio. Oggi non domani. Nel linguaggio di una società laica, atea, che parla di bisogni e di svantaggi, si tratterebbe di analizzare il fenomeno dell’integrazione di culture, di contaminazione di razze, di emergenze sanitarie. Per noi cristiani basta parlare di accoglienza, di volgere lo sguardo per riconoscere il volto di Colui che prima di noi e per noi ha sperimento la sofferenza, la povertà, la migrazione, la solitudine, la paura di morire, per regalarci un’opportunità di Amore Eterno.
Ieri sera è questo l’invito impegnativo e senza possibilità di rifiuto che Carlo Mele, Emanuela Fiore della Caritas di Avellino e Lucia Forlino ci hanno rivolto: la carità intellettuale fa bene per iniziare un discorso che poi però non può che tradursi in un impegno concreto e più facile di quanto si possa immaginare. Accogliere, condividere il proprio tempo, aprire le porte di casa, della Fraternità, della comunità ad un ospite che seppure con un bagaglio di sofferenze, porterà generosi doni per noi: nuove conoscenze, nuove culture, un possibilità di sperimentare l’Amore e la Grazia.
Grata con il cuore e inquieta nell’animo vado via dal convegno di ieri pensando che da domani la nostra fraternità non potrà più non sentirsi pronta ad un impegno concreto.

Dora Lallo
Ofs Avellino-Roseto

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