Capitolo Fraterno: Riflessioni sulla Esortazione Apostolica “Amoris Laetitia” – 1^ parte

Intervento di Ornella Di Simone e Roberto Amodio
(coppia responsabile dell’Ufficio di Pastorale Familiare dell’Arcidiocesi di Napoli)

Papa Francesco, fin dall’inizio del pontificato ha messo al centro la famiglia, ma non solo perché la famiglia è la prima cellula della società, perché la famiglia è il luogo in cui Dio si manifesta; ci fa capire come ama, attraverso l’amore di mamma e papà, degli sposi, dei nonni con i nipoti.
Ecco perché la famiglia diventa proprio Vangelo.
Questo lo andremo a vedere nell’Amoris Laetitia che è un’Esortazione Apostolica, la seconda che Papa Francesco ha scritto – la prima è stata Evangelii Gaudium, “la gioia del Vangelo” – che ha come significato “La gioia della famiglia”.
E’ un documento che, ormai, ha più di tre anni, perché è stata pubblicata nel giorno di San Giuseppe del 2016, dopo due Sinodi.
Per due anni – nel 2014, col Sinodo straordinario e nel 2015, con quello ordinario – la Chiesa intera ha riflettuto sulla famiglia.
I vescovi si sono seduti tutti insieme e hanno parlato sulla famiglia. Ma non da soli. Hanno voluto che si approfittasse dell’esperienza di tutte le Diocesi, di tutte le parrocchie, inviando dei questionari.
Anche noi abbiamo risposto alle domande del Papa.
dai due sinodi e da tutte queste risposte è venuto fuori questo documento conclusivo.
Ecco perché questo libro non ci piove dall’alto, ma viene proprio dal basso, viene da noi.
Sono le riflessioni che il papa ha fatto sulla base delle nostre considerazioni. Ed è anche un libro che viene da tutte le aree geografiche del mondo, perché le chiese di tutto il mondo hanno risposto.
Già dal titolo possiamo dire che Francesco è un Papa gioioso, è il Papa della gioia: Evangelii Gaudium, il Vangelo è una gioia, è una bella notizia; la famiglia è una gioia, la gioia dell’amore vissuto nella famiglia, questo è il titolo (Amoris Laetitia).
La famiglia “buona notizia”. Questo concetto lo ripeteva Papa Giovanni Paolo II fin dalla Familiaris Consortio, degli anni ottanta, viene adesso ribadito con forza da Papa Francesco.
Guardiamo la famiglia; la famiglia Sacramento, perché è il luogo dove Dio si manifesta, in maniera concreta, non astratta, non raccontata in un libro, ma vissuta nella concretezza dell’amore delle famiglie.
Se provate a sfogliare e a leggere l’Amoris Laetitia, vi accorgete subito che non è scritto in “ecclesialese”, non è difficile, è invece colloquiale, semplice, ma i contenuti sono importanti.
E’ un libro di spessore, perché gli argomenti sono complessi e interessanti. Il Papa dice di non farne una lettura affrettata, ma di leggerlo piano piano, a poco a poco, riflettendoci su e ritornando sui concetti, perché non tutti sono semplici.
Prima di entrare nei nove capitoli in cui è divisa l’Esortazione Apostolica, vi do’ delle chiavi di lettura; vediamo, allora, cinque punti salienti che ci aiuteranno a capire il discorso del Papa.
Entriamo subito nel primo punto che è: “Il coraggio di amare per sempre”. Questa parola “per sempre”, molto spesso fa paura e invece è la chiave di tutto. Ai nostri giovani, alle nostre famiglie dobbiamo dire: “coraggio, si può amare per sempre”.
Questo noi lo diciamo controcorrente, lo diciamo in una società che vive in una cultura del provvisorio: le cose si usano e si buttano.
Attenzione, perché questa cultura passa sulle persone: questa persona mi serve, è utile, io divento amico di questa persona, perché mi potrà dare un utile; mi faccio amico il medico, perché potrebbe essere utile, vedete come ragioniamo?
E quando la persona non è più utile, che si fa? Si scarta. E così avviene con gli anziani e così avviene con gli ammalati, con i migranti, con i bambini.
Chi non produce, in questa società della produzione, non serve e, quindi io la scarto.
Papa Francesco va controcorrente, la Chiesa va controcorrente. Vedete che noi facciamo questi ragionamenti sulle persone, ma anche sulle relazioni affettive.
Ci accorgiamo sempre di più che anche le relazioni d’amore sono molto superficiali. I nostri giovani, a cominciare dai nostri figli, si accontentano troppo e invece bisogna osare, chiedere di più; non vi basta una relazione dove stiamo insieme per vincere la solitudine; perché mi serve, perché mi accompagna, la sera usciamo e facciamo questo o facciamo quello.
Non è più sufficiente, perché il Papa dice “andate a fondo nelle vostre relazioni”. Abbiamo bisogno di persone, di motivazioni, soprattutto di testimoni che possano presentare la bellezza dell’amarsi per sempre, senza limiti, senza misure.
Scrive Papa Francesco: “Colui che non si decide ad amare per sempre, è difficile che possa amare sinceramente un solo giorno” (A. L. 319).
Come dire: l’amore o è per sempre o non è vero amore.
Passiamo subito alla seconda chiave di lettura. Innanzitutto c’è uno sguardo positivo sull’amore coniugale, il Sacramento del matrimonio.
Il matrimonio non è più il rimedio della concupiscenza. Pensate che siano frasi del medioevo? No!
Fino al codice del diritto canonico – il vecchio codice – del 1983, questo era il fine secondario del matrimonio: rimedio alla concupiscenza.
E sapete qual’è il fine primario? L’unione, l’amore? No! Il fine primario sono i figli, la procreazione, la prole.
Abbiamo dovuto aspettare il 1983 perché si cambiasse il codice di diritto canonico e quindi, finalmente, il matrimonio diventasse il segno dell’Amore di Dio; la bellezza che l’unione testimonia la presenza di Dio in mezzo a noi.
Passiamo al terzo punto: la misericordia come chiave di lettura delle situazioni.
Questa diventerà la chiave di lettura, dice il Papa, delle situazioni critiche della Chiesa.
Noi non siamo le persone che escludono, che condannano. La famiglia non è quella del Mulino Bianco, sempre quella perfetta, perché lo sappiamo, nelle nostre famiglie ci sono momenti belli, lieti, ma quanta fragilità, quanta debolezza, quanto peccato.
Il Papa dice: “Non scoraggiatevi, perché la realtà è più importante dell’idea”; contano le persone e allora, anche nelle situazioni difficili, la Chiesa è chiamata sempre ad accompagnare ed accogliere. Questi sono i due verbi che accompagnano il pontificato del Papa e che ci aiutano a capire meglio il suo modo di intendere il rapporto anche col peccatore: accompagnare, mai escludere, ed accogliere, anche nelle situazioni difficili.
Quarta chiave di lettura: non dimentichiamo mai la “legge di gradualità”.
L’essere umano – scrive il Papa – conosce, ama e realizza il bene morale secondo tappe di crescita”.
Noi non vogliamo, cosa di cui è stato accusato il Papa, annacquare la legge morale; la legge morale esiste e va rispettata.
Ma noi siamo fatti così, realizziamo il bene per piccoli passi e quante volte facciamo come il gambero, un passo avanti ed uno indietro, l’importante, quando si cade, è rialzarsi e camminare di nuovo.
Quindi, la legge morale esiste! Ma l’uomo è più importante della legge morale, Dio aiuta la persona ad arrivare a realizzare il bene morale, per piccoli passi, purché ci sia lo sforzo di realizzarlo, dice il Papa.
Ultimo punto: Il tempo è superiore allo spazio.
Noi viviamo in una realtà dove c’è la tentazione del tutto e subito. Vogliamo realizzare immediatamente i nostri progetti, i nostri obiettivi e spesso, purtroppo, non ci riusciamo.
ragionare secondo l’idea dello spazio significa fotografare una situazione, cristallizzarla, bloccarla e certe volte, dinanzi ad una difficoltà estrema diciamo: non c’è soluzione.
Quante volte, sconforto dinanzi alla malattia, alla morte ed ora ragionando secondo il criterio dello spazio dovremmo solo lasciar cadere le braccia; il Papa dice: “Il tempo è superiore allo spazio, abbi la pazienza di sperare nel futuro”.
San Paolo scrive: “Tutto concorre al bene di quelli che amano Dio”, tutto! Dobbiamo avere questa speranza che il Signore scrive sempre bene; anche quando noi rompiamo i suoi progetti, Lui è capace di volgere al bene anche il male.
ecco perché noi dobbiamo fare come il contadino, dice Papa Francesco. Il contadino, anche quando c’è l’inverno e vede pioggia, neve, grandine, sa che quel seme che ha seminato sotto la neve piano piano germoglia e, quando sarà il tempo bello, darà frutto. Ecco perché il Papa è fiducioso nel futuro, si fida nell’uomo, perché Dio si fida di noi. La bellezza del suo creato, la bellezza dei suoi misteri più profondi li ha messi nelle nostre mani; come si è fatto pane, come si è voluto fidare dell’uomo.
Ecco perché questo documento è veramente un inno alla gioia, è un inno all’amore, alla fiducia nell’uomo.
Andiamo ora ai contenuti di questo documento che si compone di nove capitoli:

  1. Alla luce della parola
  2. La realtà e le sfide delle famiglie
  3. Lo sguardo rivolto a Gesù: la vocazione della famiglia
  4. L’amore nel matrimonio
  5. L’amore che diventa fecondo
  6. Alcune prospettive pastorali
  7. Rafforzare l’educazione dei figli
  8. Accompagnare, discernere e integrare la fragilità
  9. Spiritualità coniugale e familiare.

Naturalmente Papa Francesco parte dalla Parola di Dio e ci mostra che Dio, innanzitutto, si è rivolto alle famiglie, sin dall’inizio della Bibbia: Lui si è rivolto ad Abramo e Sara, si è rivolto a Zaccaria ed Elisabetta, ci ha presentato la famiglia di Nazareth con Maria, Giuseppe e Gesù.
Dio si è sempre rivelato attraverso le famiglie, si è fatto conoscere attraverso le famiglie. Si è fatto conoscere Lui stesso nella famiglia di Maria e Giuseppe e ha dato importanza a quello che è lo sposalizio tra Lui e la Chiesa.
Vediamo, quindi, come all’interno della Bibbia stessa sia importante il Matrimonio come Sacramento.
La famiglia è il luogo dove i genitori fanno conoscere Gesù, è il luogo in cui i genitori insegnano i veri valori, insegnano ad amare.
Nella famiglia ci sono i nonni che insegnano queste stesse cose e insegnano anche il modo di relazionarsi attraverso relazioni sane, attraverso relazioni d’amore.
Oggi, molto spesso, la presenza dei nonni viene considerata soltanto come sostegno per mantenere i bambini se i genitori vanno a lavorare, ma è importante la presenza dei nonni nell’insegnamento del modo di amare, del modo di relazionarsi, nel modo di rivolgersi all’altro. Nella famiglia questo amore si insegna in maniera diretta, da persona a persona.
Come dicevamo in precedenza, questo documento nasce da un’analisi che è stata in tutto il mondo su quella che è la realtà delle famiglie, per cui il Papa considera la situazione attuale delle famiglie, ma lo fa in maniera concreta. Lui ha voluto che da tutto il mondo venissero fuori quelle che sono le situazioni concrete della famiglia e di questo ha fatto tesoro, per poi elaborare questa Esortazione.
Il Papa non presenta un’idea astratta del matrimonio. Noi, certe volte, siamo anche tentati a fare questo, quando facciamo i corsi di preparazione al matrimonio.
Presentiamo un’idea molto alta della famiglia, una famiglia troppo perfetta e, magari, alle volte può capitare che le persone che ci ascoltano si avviliscono un po’, specialmente giovani, perché, magari, li mettiamo in una situazione di chiedersi: ma noi riusciremo a realizzare questo?
Con tanti problemi che oggi la famiglia deve affrontare, problemi economici, ma anche problemi di rapporti all’interno della coppia che non sempre sono facili – molto spesso ci sono tante fragilità, tante difficoltà nel relazionarsi all’interno della coppia -, il Papa è fiducioso.
Guardando proprio la concretezza di queste fragilità, lui ci parla del matrimonio e della famiglia come un qualcosa di bello, di realizzabile, qualcosa che poi porta alla salvezza.
Sapete che la famiglia ha due fini importanti: quello procreativo e quello unitivo. Negli anni passati al fine procreativo è stata data un’importanza grandissima, addirittura la relazione fra gli sposi era finalizzata quasi esclusivamente al fine procreativo.
Il matrimonio come sacramento ha sì questo scopo, ma ha anche un altro scopo molto importante che è quello di realizzare, all’interno della coppia, l’Amore di Dio, di far vedere l’Amore di Dio; di realizzare, tra i coniugi, quella comunione a immagine di quella comunione che c’è tra le tre Persone della Trinità, cioè la comunione tra Padre, Figlio e Spirito Santo.
Noi sposi abbiamo la missione alta di realizzare quell’amore fra di noi e all’interno della nostra famiglia, però questo fine così grande non ci deve spaventare, perché dobbiamo realizzarlo per piccoli passi, piano piano, secondo le nostre capacità.
Sicuramente non riusciremo a realizzare questa comunione così profonda, però basta soltanto che noi ci mettiamo in cammino che noi, con tutte le nostre forze e tutte le nostre intenzioni, ci proviamo e piano piano facciamo qualche passettino.
Cadremo, torneremo indietro, non ha importanza, l’importante è che ci incamminiamo e che è nelle nostre intenzioni imparare ad amare; attraverso il nostro sposo e la nostra sposa, imparare ad amare Dio, a realizzare l’amore all’interno della nostra famiglia.
Il terzo capitolo è lo sguardo rivolto a Gesù e, quindi, la vocazione della famiglia.
Qui il Papa si ferma sul tema dell’indissolubilità, della sacramentalità e della trasmissione della vita e dell’educazione dei figli.
Due parole sull’indissolubilità. Noi, molto spesso, siamo in contraddizione, perché quando capita che due giovani ci dicono che si vogliono sposare, magari scherzando, diciamo: “ma chi te lo fa fare”, “adesso ti metti in prigione”; quelle frasi fatti nelle quali neanche noi crediamo veramente, ma le usiamo giusto per fare una battuta.
Invece sono battute che dobbiamo stare attenti a non fare, perché cadiamo in quei luoghi comuni che sviliscono quello che è il Sacramento del matrimonio. Il matrimonio è una cosa bella e noi dobbiamo presentarla come cosa bella; anche se è una cosa bella non significa che non ci siano difficoltà, fragilità, ma sono cose che, con l’amore, con l’unione e con la volontà si possono superare, ecco perché il Papa ci tiene all’indissolubilità, perché il Papa parla di un amore per sempre e chi non è capace di amare per sempre, probabilmente, non è capace di amare neanche un solo giorno.
Il Papa parla del matrimonio come Sacramento; perché Sacramento? Il sacramento è segno e strumento dell’amore di Dio.
Il segno è qualcosa che noi guardiamo e che ci rimanda a un significato che noi subito cogliamo, è come un manifesto pubblicitario che noi guardiamo e che ci lancia un messaggio.
Il sacramento, dunque, è il segno dell’amore di Dio: guardando il matrimonio tra due sposi, noi dovremmo riuscire a vedere che Dio ci ama che dio vuole che noi ci amiamo che Lui stesso ci ama per primi.
Il matrimonio deve essere anche strumento, perché attraverso il nostro matrimonio, attraverso l’amore che c’è tra i coniugi e tra i genitori e i figli, dobbiamo essere capaci di trasmettere a chi ci sta vicino l’amore di Dio.
Ci dovremmo amare così tanto, tra noi sposi, che gli altri, vedendo come ci amiamo, dovrebbero capire quanto dio ci ama.
Anche questo, naturalmente, è un percorso, perché non è facile, ma noi siamo chiamati a percorrere questa strada, perché dobbiamo camminare verso la strada dell’amore. Noi non siamo già arrivati nella strada dell’amore, è tutto un percorso che finisce con la fine della nostra vita, però dobbiamo incamminarci.
E’ un percorso fatto di coraggio, perché non è facile amarsi nel dono totale di sé, ma siamo chiamati a questo, in quanto cristiani, perché noi siamo chiamati ad amare così come Cristo ci ha amati e cioè dando la vita.

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